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ZUNGRI

A una manciata di chilometri da Tropea e dalle innumerevoli meraviglie della Costa degli Dei,

c’è un paese che sarebbe un vero peccato non visitare qualora si decidesse di programmare una vacanza in Calabria: Zungri.

Una località che non offre né spiagge da sogno e né boschi da favola, ma che è immersa in uno scenario che definirlo fuori dal tempo potrebbe non rendere bene l’idea. Sì, perché Zungri è proprio così: un luogo in cui gli orologi praticamente non esistono e tutto è fermo a com’era una volta.

Foto sferiche Google - Città di Pietra - Maurizio Iori

Zungri è una città di pietra.

Questo paese deve la sua fama ad un villaggio rupestre che fa di questa località del versante tirrenico calabrese un luogo tutto da scoprire. Ormai ufficialmente ribattezzato villaggio rupestre degli Sbariati, risalirebbe orientativamente all’età bizantina.

La datazione sarebbe stata resa possibile dai silos che lo compongono e che testimonierebbero, in maniera piuttosto chiara, che questi ambienti antropizzati fossero in qualche modo funzionali alla vita della comunità che si stabilì in questa area.

Il villaggio rupestre di Zungri occupa un’area di quasi 3.000 metri quadri e si sviluppa su più livelli, arrampicandosi su un costone roccioso. Sono 500, orientativamente, le case-grotta che ne fanno parte e che si affacciano sulla valle attraversata dal torrente Malopera. Un’altra zona nevralgica che, secondo quanto scoperto dagli storici che hanno studiato l’insediamento, veniva sfruttata dagli abitanti del villaggio per coltivazioni e attività molitorie.

A livello strutturale, questa città di pietra in Calabria ha una conformazione semplice e lineare: una scalinata scavata nella roccia attraversa tutti i livelli che compongono il villaggio, permettendo così di accedere alle varie grotte dislocate lungo il costone. Le case-grotta, invece, sono tutte diverse l’una dall’altra: alcune sono composte da un ambiente unico, altre da più vani, sia disposte su un piano unico che su due livelli.

Foto sferiche Google - Città di Pietra - Maurizio Iori


È quello che è possibile ammirare all’interno delle grotte di Zungri, tuttavia, a fornire al visitatore maggiori informazioni circa lo stile di vita e le abitudini delle popolazioni rupestri che hanno dato vita a questo straordinario insediamento nel cuore della Calabria. Le nicchie scavate nella roccia, dentro le cavità delle grotte, fanno pensare che quegli spazi venissero sfruttati come dispense e ripostigli, oppure come giacigli.

Gli archi e le aperture quadrangolari che adornano l’ingresso di alcune di esse, invece, sono prova evidente del fatto che gli uomini che vivevano tra quelle mura avvertissero l’esigenza di decorare in modo unico ed originale la propria dimora. Stupisce, ancora, il modo in cui si siano ingegnati per sfruttare al meglio le risorse idriche concesse loro in dono da Madre Natura: sia all’interno che all’esterno delle abitazioni, furono abili a creare degli utilissimi canali di collegamento tra vasche e canalette, facendo in modo che l’acqua piovana convogliasse direttamente in un vano preciso della grotta.

La città di pietra è un sito che dà la possibilità di viaggiare a ritroso nel tempo, dunque, ma anche di scoprire in che modo l’uomo si sia evoluto grazie alle sue scoperte e innovazioni. La sua storia è tuttavia ancora immersa nel mistero, e nonostante i numerosi studi non si è ancora potuta identificare l’origine di questo villaggio meraviglioso. È possibile che si tratti di una colonia religiosa fondata da popolazioni orientali giunte sino a noi. O ancora che sia nato come semplice comunità produttiva di contadini.

L’ipotesi più affascinante è quella da cui Zungri ha ereditato il suo nome più famoso, ovvero il villaggio delle Grotte degli Sbariati. Con questo termine si identificherebbero alcuni religiosi erranti in fuga dalla Sicilia o da alcune comunità africane, a seguito delle invasioni barbariche che avevano messo a ferro e fuoco le loro città. Le case-grotta risalirebbero dunque al X secolo, e avrebbero accolto

Zungri non è solamente un villaggio rupestre dal fascino incredibile. Questo sorge a poca distanza dal piccolo borgo “nuovo”, dove è ugualmente possibile ammirare antiche testimonianze della civiltà contadina che lo ha caratterizzato per lunghi secoli. Tra le sue architetture più belle c’è sicuramente il Santuario della Madonna della Neve, che ospita un dipinto di gran pregio attribuito ad un pittore meridionale della Scuola Raffaellesca.

Sempre nel centro storico, i più curiosi possono visitare il Museo della civiltà rupestre e contadina di Zungri: al suo interno custodisce reperti e segreti che garantiscono al visitatore un’esperienza interattiva irripetibile, per scoprire qualcosa in più sulla celebre città di pietra. È invece nella vicinissima frazione di Macroni che gli archeologi hanno condotto numerosi scavi, i quali hanno portato alla luce un’antichissima villa romana e una grotta che accoglie la figura stilizzata di Cristo scavata nell’arenaria.

Il borgo fantasma di Papaglionti Vecchio è poi un luogo ricco di suggestioni. Le sue casette abbandonate e ormai in stato di totale rovina ricordano il trascorrere del tempo e la potenza inenarrabile della natura: il paese venne infatti trasferito più a monte qualche decennio fa, quando le alluvioni persistenti costrinsero gli abitanti a lasciare le loro dimore in tutta fretta. Il paesaggio che si apre oggi agli occhi dei visitatori è disarmante e anche un pochino inquietante.