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FRANCICA

La zona è caratterizzata da un territorio collinare e montuoso, con un clima mite in estate e fresco in inverno. La vegetazione è tipicamente mediterranea, con la presenza di ulivi, agrumi, alberi da frutto e vigneti.

Paese adagiato sulle pendici del Monte Poro, circondato da ulivi secolari, posizionato ad un’altura di poco più di 300 metri s.l.m.

Tra le attrazioni turistiche del luogo vi sono la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, risalente al XV secolo, e il Castello di Francica, costruito nel XVIII secolo.

Il comune di francica è anche sede di importanti manifestazioni culturali e folkloristiche, come la Festa del Santissimo Crocifisso, che si tiene ogni anno il 14 settembre, e la Festa della Madonna delle Grazie, che si celebra il 22 agosto.

Da vedere La chiesa parrocchiale dedicata all’Annuziata ricostruita dopo il terremoto di fine ‘700. Da visitare anche la certosa di Mutari, costruzione di epoca medievale, che subì pesanti danni a causa del terremoto del 1783, oggi sede di un’azienda agricola privata.

Un importante e significativo monumento per gli abitanti di Francica è la cosiddetta “Croce di pietra”, risalente al cinquecento. Essa poggia su alcuni mattoni e si pensa che in passato in questo sito sorgesse una chiesa. In località Velardo è stata inoltre allestita un’accogliente area picnic e, nel territorio comunale, sono presenti anche i ruderi di antichi mulini.

Francica (pronuncia Fràncica), fu fondato a tempo dei Normanni che in Mileto, posta sul costone di fronte, avevano la loro capitale. Il nome deriva dal distaccamento dei Galli (o Franchi) lì acquartierato. Secondo lo storico Gabriele Barrio, nato a Francica verso il 1510 e dalle note di Tommaso Aceti, la cittadella fu il risultato di diversi villaggi che si erano arroccati per essere al sicuro dalle incursioni dei nemici.

Nel 1500, in località Campo, la Lega Antifrancese (Spagna, Asburgo, Milano, Venezia) in una battaglia campale batte le truppe di Luigi XII e dal Trattato di Granada, che ne seguirà, tutto il Meridione di Italia passa alla Spagna. Già in questo periodo i villaggi limitrofi vengono abbandonati. Rimanevano, come testimonianza, le chiesette diroccate dei santi Teodoro, Paolo, Biagio, Andrea, Pietro, Giovanni e, presso la cittadella, della B. Maria consacrata dal Papa Callisto II nel 1120.

Il suo più illustre figlio è stato lo storico Gabriele Barrio che con il suo De antiquitate et situ Calabriae, 1571, costituisce una pietra miliare per la conoscenza storica della Calabria.

L’opera, scritta in latino, è stata tradotta in italiano solo nel 1971. La prima edizione del De antiquitate et situ Calabriae (1571) si rivelò talmente piena di errori e di lacune che il Barrio tentò di emendarla in vista di una seconda edizione. La morte, avvenuta nel 1577, interruppe quel lavoro che fu completato da Tommaso Aceti nel 1737.